5.26.2015

​La riqualificazione del patrimonio edilizio esistente tra detrazioni, incentivi e politiche strutturali


I consumi energetici del settore civile sono la prima voce nel bilancio energetico nazionale (38% sul totale) e l’efficienza sul patrimonio edilizio esistente è una misura imprescindibile per ridurre i consumi di energia. Lo ribadiscono i recenti interventi in merito del Mise, che ha varato un programma per promuovere le diagnosi energetiche delle piccole e medie imprese, e del presidente di Confindustria Squinzi, che in un’intervista al Sole 24 ore ha detto di riporre  molte aspettative nel Fondo nazionale per l'efficienza energetica - 70 milioni di euro fino al 2020 - sottolineando però che le stime indicano che potrebbe smobilitare con un effetto leva circa 500 milioni di euro l'anno di fondi privati.

Le detrazioni fiscali, che insieme ai Titoli di Efficienza Energetica e al Conto termico rappresentano gli strumenti con i quali il nostro Paese ha deciso di giocare la partita dell’efficienza energetica, sono state efficaci, ma restano intrinsecamente limitate poiché è il beneficiario di tale incentivo a dover anticipare il capitale necessario all'intervento.

L’adozione di politiche e strumenti che siano di natura strutturale e non solo economica, come ad esempio le “agevolazioni di natura urbanistica o i premi di cubatura” per chi realizza interventi di efficientamento energetico, sono auspicabili per rilanciare definitivamente l’intero comparto.

Spunti interessanti per l’implementazione di misure innovative arrivano dal mercato americano. Ad esempio, attraverso il programma PACE  (Property Assessed Clean Energy, che raccoglie al suo interno una moltitudine di iniziative locali) gli enti locali finanziano fino al 100%, la riqualificazione energetica degli immobili, siano essi di proprietà di  semplici cittadini, industrie, alberghi o negozi, mediante l’emissione di bond, ripagati grazie alle somme provenienti da una maggiorazione delle imposte sugli immobili versate dai proprietari stessi.

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