In base alle ultime stime l’Italia gode di
un buon posizionamento nel campo dell’efficienza energetica: il decreto
legislativo n. 102/2014 - di recepimento della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza
energetica – ed il PAEE hanno, infatti, stimolato la diffusione
dell’efficienza, rafforzando misure già esistenti e introducendo nuovi
strumenti volti alla promozione del miglioramento negli usi energetici sul
territorio nazionale.
Seppur molti degli investimenti in questo settore consentano di trarre indubbi benefici, è difficile persuadere gli
imprenditori a cambiare il proprio processo produttivo collaudato a favore di
investimenti a lungo termine contando sugli strumenti messi a disposizione a
livello normativo (es. diagnosi energetiche, sistemi di gestione dell’energia…) e dal mercato (es. IPMVP, il protocollo internazionale di misura e verifica dei
risultati). Tra le ragioni economiche che spingono a farlo occupano un posto di rilievo l’entità dei risparmi
che ne conseguiranno – in termini di consumi energetici - e le tempistiche di
ritorno economico dell’investimento.
Le risorse finanziarie che generano il payback sull'investimento iniziale sono costituite dai flussi di cassa derivanti dai
risparmi conseguiti in termini di riduzione della spesa per l’acquisto delle
fonti energetiche ed eventuali meccanismi di incentivazione (ad esempio i
Titoli di Efficienza Energetica, il cui meccanismo verrà sottoposto ad una
serie di aggiornamenti normativi).
Definiti (post diagnosi) gli interventi
attuabili, poter contare su una previsione dettagliata dei risparmi energetici
conseguibili in seguito all'intervento e avere chiaro il risparmio economico
atteso sono due degli elementi fondamentali
del processo decisionale, pur trattandosi di dati caratterizzati da una
forte componente aleatoria in quanto soggetti ad una serie di rischi.
Nel corso dell'ultimo decennio sono stati
investiti più di 100 miliardi di euro in rinnovabili ed efficienza energetica;
le necessità finanziarie degli operatori sono state colmate dando vita a best
practice e modalità di finanziamento pubbliche e private. Non siamo di fronte
ad un problema di liquidità: c’è chi ha fatto dell’efficienza energetica il
proprio core business, superando i motivi etici e sociali che spingono ad
investire in questo campo, ma continuano ad esserci limiti informativi ed
economico-culturali che non permettono al settore in questione di decollare.
Permangono le barriere in entrata per l’accesso al credito da parte del sistema
bancario, sistemi incentivanti talvolta poco efficienti, politiche nazionali
poco sfidanti e difficoltà legate alla promozione di interventi di efficienza
ambiziosi e di qualità, i quali potrebbero dare un contributo strategico alla
filiera, stimolandola e dotandola di maggiore appeal.
Tra gli aspetti positivi, invece, spicca l’emanazione
dei decreti attesi entro l’anno, relativi alla riqualificazione energetica
degli immobili della PA, l’aggiornamento delle Linee Guida sui Titoli di
Efficienza Energetica – che fisserà i nuovi obiettivi quantitativi nazionali di
risparmio energetico - ed il decreto attuativo relativo all'istituzione del
Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, istituito presso il MISE dal
decreto n. 102/2014.
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