5.20.2016

Italia ed efficienza energetica: un'accoppiata vincente


In base alle ultime stime l’Italia gode di un buon posizionamento nel campo dell’efficienza energetica: il decreto legislativo n. 102/2014 - di recepimento della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica – ed il PAEE hanno, infatti, stimolato la diffusione dell’efficienza, rafforzando misure già esistenti e introducendo nuovi strumenti volti alla promozione del miglioramento negli usi energetici sul territorio nazionale. 

Seppur molti degli investimenti in questo settore consentano di trarre indubbi benefici, è difficile persuadere gli imprenditori a cambiare il proprio processo produttivo collaudato a favore di investimenti a lungo termine contando sugli strumenti messi a disposizione a livello normativo (es. diagnosi energetiche, sistemi di gestione dell’energia…) e dal mercato (es. IPMVP, il protocollo internazionale di misura e verifica dei risultati). Tra le ragioni economiche che spingono a farlo occupano un posto di rilievo l’entità dei risparmi che ne conseguiranno – in termini di consumi energetici - e le tempistiche di ritorno economico dell’investimento. 

Le risorse finanziarie che generano il payback sull'investimento iniziale sono costituite dai flussi di cassa derivanti dai risparmi conseguiti in termini di riduzione della spesa per l’acquisto delle fonti energetiche ed eventuali meccanismi di incentivazione (ad esempio i Titoli di Efficienza Energetica, il cui meccanismo verrà sottoposto ad una serie di aggiornamenti normativi).

Definiti (post diagnosi) gli interventi attuabili, poter contare su una previsione dettagliata dei risparmi energetici conseguibili in seguito all'intervento e avere chiaro il risparmio economico atteso sono due degli elementi fondamentali  del processo decisionale, pur trattandosi di dati caratterizzati da una forte componente aleatoria in quanto soggetti ad una serie di rischi. 

Nel corso dell'ultimo decennio sono stati investiti più di 100 miliardi di euro in rinnovabili ed efficienza energetica; le necessità finanziarie degli operatori sono state colmate dando vita a best practice e modalità di finanziamento pubbliche e private. Non siamo di fronte ad un problema di liquidità: c’è chi ha fatto dell’efficienza energetica il proprio core business, superando i motivi etici e sociali che spingono ad investire in questo campo, ma continuano ad esserci limiti informativi ed economico-culturali che non permettono al settore in questione di decollare. 

Permangono le barriere in entrata per l’accesso al credito da parte del sistema bancario, sistemi incentivanti talvolta poco efficienti, politiche nazionali poco sfidanti e difficoltà legate alla promozione di interventi di efficienza ambiziosi e di qualità, i quali potrebbero dare un contributo strategico alla filiera, stimolandola e dotandola di maggiore appeal.

Tra gli aspetti positivi, invece, spicca l’emanazione dei decreti attesi entro l’anno, relativi alla riqualificazione energetica degli immobili della PA, l’aggiornamento delle Linee Guida sui Titoli di Efficienza Energetica – che fisserà i nuovi obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico - ed il decreto attuativo relativo all'istituzione del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, istituito presso il MISE dal decreto n. 102/2014.

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